In questa sezione del nostro sito cerchiamo di dare evidenza ad un’altra parte del nostro lavoro, quella artistica, quella critica, quella giornalistica.
L’ultimo contributo, in ordine di tempo, riguarda la FOTOGRAFIA ILLUSTRATIVA e un piccolo saggio di Patrizia Dughero sull’argomento dopo la pubblicazione dell’ultimo titolo di qudulibri LA GITA DI CLASSE, di Moni Nilsson. Buona lettura!
Il primo contributo in ordine di tempo, invece, è una recensione dell’ultimo libro di Mia Lecomte “Intanto il tempo” edito da La Vita Felice nel 2012. L’articolo è scritto da Patrizia Dughero ed è apparso nella pagina della cultura del numero di marzo 2013 de Le Monde Diplomatique.
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Patrizia Dughero – Luci di Ljubljana – Ibiskos Editrice Risolo – Empoli (FI), 2010 – isbn 978-88-546-0677-7 – pagg. 100 – € 12,00
“Poetica del circostante. Eleganza della parola che scolpisce il bianco del foglio, rispettandone comunque confini ed essenza. Perché il bianco è da rispettare quanto è l’inchiostro che lo incide. Esistono uno in funzione dell’altro, si definiscono a vicenda, completandosi. Patrizia Dughero disegna le pagine liricamente. Conosce il gusto dell’evocare, quel chiamar fuori dal suo immaginario intimo sensazioni da rendere poi corali e condivisibili.”
“Se il patrimonio culturale di una porzione di territorio riveste per alcuni scarsa importanza, per l’autrice appare sempre più evidente come la somma dei valori umani e spirituali delle diverse località -che si trasmettono in special modo con il linguaggio- ne caratterizzino invece l’identità.”
(dalla prefazione di Monia Baldacci Balsamello).
Ad Alojz Gradnik, il poeta che corteggiò la mia bisnonna
Oggi mi appare lontano il mio paese
dall’incanto mite
con le vigne a fare da mantello nel sole
e la lingua che coglie parole ghiacciate
che neppure il sole scioglie.
Ora si fa chiaro ciò che non abbiamo ancora scorto
ciò che la madre ebbe dalla madre e da quella di sua madre
quello che ora ha germogliato
tutto ciò che sussurra il fiume, il campo, il monte, il bosco, il poeta.
Ci si fa chiaro e si fonde nel sangue
l’inizio, fonte e meta, e solo nell’ultimo passo si nasconde
quello che dà amando
e che i morti riunisce ai viventi
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Patrizia Dughero – Le Stanze del Sale – Le Voci della Luna – Sasso Marconi (BO), 2010 – isbn 978-88-960048-19-1 – pagg. 72 – € 10,00 – Vincitore Premio Renato Giorgi anno 2010. Guarda qui il video di Patrizia Dughero sull’Ospedale Psichiatrico di Gorizia.
“Il discorso della Dughero è quello di una confessione che chiama a raccolta avi e memorie, cose e creature, una ricognizione che ha nelle pareti – quelle di una casa, quelle di un manicomio – il corpus per la recita di affetti e distacchi”.
“Ora tocca a me condurvi a luoghi dove / non c’è confine. Ecco, questa raccolta, che si chiude con una novena, mi sembra proprio un canto, un atto d’amore nei confronti della memoria, una preghiera lunga quanto un libro” (dalla postfazione di Fabio Franzin).
Il muro
Un tempo pensavo che scrivere fosse
come il tappeto comprato nel deserto
spazio vero di scrittura.
Il tappeto, che aveva colore d’indaco,
s’è sbiadito in fretta e ha preso
tonalità da risveglio mattutino
rosate e sdolcinate.
Occorre stenderlo su un muro
a ravvivare i colori dopo averli bagnati.
Perciò mi avvio al limitare
del cortile dentro cui immagino
la monaca ribelle. E lui
che traversa e salta
quel muro di mattoni
e sassi e calce e tempo e aria bagnata
secca. Monaca, fammi sgretolare quel
masso accumulato. In un solo punto
un piccolo buco che diventi porta
lo spazio prima, dopo: la scrittura
per dire, tanto per dire
che ho ascoltato quelle grida
come di bimbo nudo che strilla il suo stupore
di piccolo animale acquattato nella sua savana,
incapaci entrambi di cacciare,
che ho ascoltato il suono nuovo della neve
del fossile lasciato dai gemiti del gelo
e ho trovato le mie ossa
contro l’ossa altrui.
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Da Avvenire del 13 marzo 2018, un’intervista di Riccardo Michelucci a Daniel Tarnopolsky in occasione della presentazione del suo libro “BETINA SIN APARECER – La storia intima del caso Tarnopolsky” a Firenze.
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